Après le duel

STORIE CONTEMPORANEE

Arti visuali Scritture Società

Via Alessandro Poerio, 16/B

ROMA

Après le duel

a cura di

Anna Cochetti

maggio 2016

 

“Après le duel: una mise en scène intorno alle solitudini”

 

PrologoUn’inquietante scena d’interni, giocata in una sospesa angoscia tra presenza, ombra e assenza, intorno a un volto di fanciullo e una mise da scherma macchiata di sangue, nel dipinto di Antonio Mancini, trasferita in absentia in un’azione scenica di teatrale rispecchiamento di esperienze culturali e di vissuti esistenziali…

 

“Après le duel”: deriva da qui, l’après, che presta il titolo a questa nuova installazione site specific di Marco Tronci Lepagier, serrata e dolente meditazione intorno al tema della negazione e della ricerca dell’identità, intesa come un percorso di mascheramento e di disvelamento, in cui entrano in gioco ruoli e rituali sociali, relazioni comunicative, gesti codificati, sguardi e silenzi.

Costante nel lavoro di ricerca di Marco Tronci Lepagier che già in precedenti cicli fotografici e in installazioni aveva investigato con occhio attento e partecipe volti e storie, soprattutto di giovani o di esclusi, quali figure negate, disperse o violate – è lo sguardo, che, mosso da una stessa pietas, esplora i territori d’attraversamento tra memoria, introspezione e analisi sociale, assumendo e commisurandosi, attraverso flash di dolenti vite in transito, col tema dell’identità. Indagata piuttosto per negazione come dis-identità (identità presente ma al tempo stesso assente/distratta o negata) e colta nella negazione di una qualsivoglia relazione armonica con lo spazio fisico, temporale ed esistenziale, che provvisoriamente la trattiene, anch’esso assente, estraneo o, per così dire, di passaggio, dalla forte connotazione simbolica quasi di terra desolata, come stanze, strade, scale, sottopassi metropolitani.

Quête, dunque, intorno al tema della “solitudine avvolta dal sonno, o viceversa”, come la definisce nelle sue Note di regia Marco Tronci Lepagier e come dichiarano i due omaggi alla Musa dormiente di Brancusi e al Teorema di Pier Paolo Pasolini.

 

Strumento della quête è un oggetto-feticcio – la maschera da scherma – la cui valenza, nella mise en scène con maschere francesi d’epoca, in ferro o in ferro e cuoio, realizzata dall’artista, slitta da quella funzionale a quella metaforica della condizione di presenza/assenza dell’io, in una sorta di estensione alla società delle identità liquide della pirandelliana opposizione maschera/volto, ovvero apparenza/realtà.

Personaggi assenti di questa mise en scène, assunti come figure dell’intera umanità dolente, sono infatti, nelle parole dello stesso Marco Tronci Lepagier, quei giovani che “un mondo con una comunicazione che predispone alla solitudine spinge sempre più a coprirsi con il cappuccio della felpa, quasi una maschera…”

A chiudere circolarmente il percorso, il Video Teorema, 38” minuti di ripresa all’angolo di una strada sopra la Stazione Garibaldi di Milano, se vuole intenzionalmente porsi come un omaggio a Pier Paolo Pasolini – icona di riferimento/rispecchiamento per Marco Tronci Lepagier – impone per contro, nella stessa scelta del luogo, un doppio livello di lettura e un’indicazione di senso/significato che evoca altri territori di analisi: quello, dichiarato, dello scatto fotografico intorno al tema della solitudine/sonno di ogni giovane vita a perdere, e quello, cui rimanda la citazione filmica, della dissoluzione dell’identità sociale del Padre nell’epifania dell’autenticità rivoluzionaria delle pulsioni più profonde, disordinanti ruoli e comportamenti socialmente condivisi, e dell’annichilimento storico della figura paterna nell’impossibilità del raggiungimento di un’identità vera, altra, non sancita dai rituali sociali.

L’azione scenica di teatrale rispecchiamento di esperienze culturali e di vissuti esistenziali messa in essere da “Après le duel” può dichiararsi solo provvisoriamente conclusa…maschere ed armi deposte…

 

 

Anna Cochetti

 

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