…E MI SENTO MORIR PERCHÉ NON MORO
AMACI
ASSOCIAZIONE DEI MUSEI D’ARTE CONTEMPORANEA ITALIANI
13 GIORNATA DEL CONTEMPORANEO
14/10/2017
Cappella del Volto Santo, detta dei Lucchesi
Fondamenta Canal, Cannaregio, 2372
Venezia
Marco Tronci Lepagier
…e mi sento morir perché non moro
a cura di
Madre Valentina Pozzi e Marco Tronci Lepagier
La Cappella del Santo Volto, detta dei Lucchesi, fu eretta nel 1360 ed è l’unica parte integralmente conservata del grande complesso di Santa Maria dei Servi, nel sestriere di Cannaregio a Venezia, andato distrutto nei secoli. Essa conserva ancora lo splendido soffitto originale con le immagini dei Padri della chiesa ed i simboli dei quattro Evangelisti. Sopravvissuta alla distruzione grazie all’opera dell’abate Mons. Daniele Canal, essa ritornò ad essere luogo di culto grazie alle “Riparatrici del Cuore Santissimo di Gesù” da lui fondate, insieme ad Anna Maria Marovich, per il recupero delle donne dimesse dal carcere o esposte a gravi pericoli o difficoltà morali.
Risale al 1867 la fusione tra le “Riparatrici” di Venezia e le Pie Signore Riparatrici di Nazareth (ora Suore della Riparazione), fondate a Milano nel 1859 dal sacerdote Carlo Salerio e dalla giovane Carolina Orsenigo.
In occasione dell’anniversario di tale evento, verrà allestito un site specific di Marco Tronci Lepagier dal titolo “…e mi sento morir perché non moro”, tratto dai versi di un sonetto di Anna Maria Marovich. Antichi lenzuoli dell’Istituto, con numeri ricamati, formano un fragile sentiero, quasi impercettibile se osservato a distanza, all’interno della chiesa. I teli racchiudono la trama di vita di quelle donne. Essi, dall’Ottocento ad oggi, hanno accompagnato tutti i momenti della loro esistenza, fino al momento della malattia e della morte. Questi teli sono, per l’artista, un simbolo del tempo umano che scorre, ma anche un misterioso filo che collega i Lucchesi, in maggioranza artigiani e grandi esperti nella produzione di tessuti pregiati, che nel ‘300 ripararono a Venezia dove edificarono questa Cappella, e Anna Maria Marovich, poetessa, pittrice e fondatrice dell’Istituto, anch’ella figlia di commercianti di tessuti approdati nella città lagunare dalla Dalmazia.